Primo Maggio, 2013 - 10:00
Parco archeologico delle mura greche (alle spalle della Concattedrale)- Taranto
«What does not destroy me makes me stronger.» Nietzsche
«Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.» Kahlil Gibran
Circola in rete da qualche giorno la notizia, per certi versi clamorosa, secondo la quale la regione Puglia avrebbe finanziato al 100% la costruzione a Taranto di un ospedale privato facente capo a Don Verzè, il dinamico e molto discusso sacerdote diventato negli anni un vero e proprio boss della sanità nazionale. Sbuca da ogni dove, dai social-network rimbalza nei blog e nelle mailing-list, in versione estesa o riassunta con toni sempre più esaltati e si fa strada soprattutto tra i delusi dalla politica, tra il popolo di sinistra, e tra quanti hanno fatto della condivisione delle notizie in rete il metodo principale per conoscere il mondo.
L’origine di questa bufala, un vero e proprio falso, sembra essere un articolo pubblicato sul sito Terra Nostra, dal titolo "Vendola regala 60 milioni a don Verzé, socio di Berlusconi" che dice diverse cose che ai potenziali elettori di Vendola possono risultare indigeste, ma che sono platealmente false. Lo stesso articolo è stato rimaneggiato e riproposto più volte da siti come nuovaresistenza.org, stopthecensure.blogspot.org ed altri ancora, per non parlare di pagine di Facebook seguite da decine di migliaia di persone, fino a dilagare quasi ovunque.
Secondo l’autore: "Il costo del nuovo ospedale polo tecnologico ammonta – per il momento – a 120 milioni di euro, interamente versati dalla Regione Puglia". L’ospedale è stato presentato a inizio articolo con le parole: "Quattrini pubblici per il “San Raffaele del Mediterraneo”: il nuovo mega ospedale privato che sarà realizzato a Taranto dalla fondazione San Raffaele di Luigi Verzé".
Lo stesso autore cade però in contraddizione scrivendo "Terra Nostra ne aveva già scritto in passato: il 28 maggio scorso, a Taranto, si è costituita, in presenza di un notaio, la Fondazione San Raffaele del Mediterraneo, che gestirà il complesso ospedaliero" e qui i lettori attenti avrebbero potuto rilevare una differenza cruciale, anche se per loro ignoranza non si avessero realizzato subito che le leggi del nostro paese non permettono affatto un’operazione del genere. Il resto dell’articolo è fuffa retorica sull’inciucio con i berlusconiani e sulla mancanza di una gara d’appalto, che però non c’entra niente con questo stadio dell’impresa, interessando semmai la costruzione e le forniture del futuro ospedale.
Così com’è chiaro che un’impresa del genere non sia e non sarà affatto "senza controlli" come affermato spensieratamente nell’articolo, i controlli contabili e di legittimità sono gli stessi previsti per imprese del genere dalla legge e sono obbligatori
Perché l’articolo prima dice che l’ospedale sarà realizzato dalla Fondazione San Raffaele e poi spunta una seconda fondazione, appena costituita? È bastato un motore di ricerca per reperire una fonte locale, approfondire e svelare il mistero, confermando l’impressione di partenza che l’articolo fosse un falso clamoroso. Perché Terra Nostra abbia prodotto un tale falso non si sa, il sospetto è che siano partiti in tromba sulle ali di una faciloneria fin troppo diffusa in certi ambienti, certi richiami retorici e certi stilemi (Berlusconi è un nostro dipendente) rimandano all’ingenuo approccio alla politica e al sensazionalismo tipico di tanti gruppi cresciuti all’ombra di Beppe Grillo, sarà forse per questo che dal sito traspare un robusto astio verso Vendola,tre articoli "contro" Vendola su nove in home colpiscono su un sito che si occupa d’ecologia e ne restituiscono l’immagine di un mostro nemico dell’ambiente. Forse Vendola è visto come concorrente politico "naturale" del movimento che a Grillo fa riferimento, ma sono supposizioni di scarsa importanza.
Con queste considerazioni non voglio dire che ci sia malafede manifesta, ma che questo modo di partire in quarta e sparare alto senza curarsi troppo di verificare quel che si dice, non è una novità. Molte delle persone che s’impegnano in queste iniziative (siti, gruppi, organizzazioni) sono tanto naif che spesso si capisce che non sono in grado di afferrare certe sottigliezze e di capire che certe azioni possono risultare controproducenti e pericolose per le stesse idee che vogliono promuovere. È appena il caso di ricodare che lo stesso Grillo; mentore ed esempio di tanti che ne hanno seguito le orme anche al di fuori del suo movimento; nel tempo ha sposato una discreta serie di bufale, portandosi dietro migliaia di persone e poi lasciando cadere tutto nel silenzio quando la verità è emersa incontestabile a provocargli imbarazzo.
C’è poi una robusta produzione di senzazionalismo a sfondo ecologico che indigna tanti puri, ma che rischia di indirizzare l’interesse e le proteste verso falsi bersagli, oltre che di procurare grosse grane a chi si abbandona senza fare attenzione a certi eccessi e ancora più fastidi ai poveri "colpevoli" di nefandezze mai compiute, che occasionalmente vengono additati dagli improvvisati Savonarola.
Ma torniamo all’ospedale e alla "Fondazione Don Verzè per il Mediterraneo", che nella realtà è una fondazione mista pubblico-privata, i soci della quale sono Regione Puglia, Asl di Taranto e Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. Una società nella quale la fondazione di Don Verzè è in minoranza, come peraltro è facile intuire dai rispettivi investimenti. Pubblico-privata sarà anche la gestione dell’ospedale, che sarà inquadrato nel Servizio Sanitario Nazionale. I terreni sul quale sarà costruito, insieme a un Polo Tecnologico sono dell’immobiliare del Ministero dell’Economia (ovviamente pubblica), che li conferirà in cambio della concessione dell’edificabilità su altri terreni di sua proprietà, ma non edificabili.
Il finanziamento dell’ospedale non ricadrà affatto solo sulla Regione Puglia, il suo costo stimato è infatti di 210 milioni di euro e, secondo gli accordi, 120 li mette la Regione Puglia, 80 la Fondazione San Raffaele di Don Verzè e gli altri 10 lo stato centrale. Le differenze con la versione di Terra Nostra sono clamorose ed evidenti anche sui conti, che è difficile equivocare. Se non si tratta di malafede dev’essere incapacità di comprendere i testi più elementari unita all’ignoranza crassa delle leggi e delle situazioni che si condannano.
Secondo quanto annunciato, la prima pietrà sarà posata a novembre prossimo e in tre anni Taranto dovrebbe avere un polo ospedaliero d’eccellenza. Una realizzazione in tempo record per gli standard italiani e un tipo d’ospedale del quale al Sud si sente grande bisogno, la mancanza del quale costringe ogni anno molti pazienti a una vera e propria migrazione verso Nord in cerca di cure non disponibili in zona.
Ovviamente nessuno può giurare che tutto andrà per il verso giusto, ma è chiaro che le cose non stanno esattamente come è stato fatto credere a tanti che poi si sono scandalizzati, per quello che è stato presentato come il regalo di denaro pubblico a un berlusconiano di ferro. Tanto più che il PDL locale ha pubblicamente avversato l’accordo, insieme alla cd "sinistra radicale" ritenendo evidentemente che l’opposizione a Vendola paghi di più del sostegno a Don Verzè, che pure è notoriamente vicino al caro leader. Altrettanto ovviamente la questione non è nella scelta politica di uno strumento del genere o sull’opportunità di preferire altri investimenti a questo, qui si tratta di un falso maldestro e calunnioso.
L’anziano boss della sanità privata non raccoglie certo le mie simpatie e non è nuovo al ricevimento di favori da parte della politica, ma l’operazione è plausibile sotto molti punti di vista, sia perché il socio privato porta un know-how di difficile reperimento, sia perchè in italia non è facile trovare partner privati con esperienza nella sanità che siano meno discussi della Fondazione San Raffaele, che dalla sua ha il conseguimento di risultati e standard elevati certificati non solo dagli amici degli amici. Se poi i tempi di realizzazione saranno rispettati, i tre anni previsti sono davvero un tempo brevissimo, ancora di più se confrontati con i tempi medi di realizzazione degli ospedali pubblici in Italia, alcuni dei quali hanno impegnato le amministrazioni per decine d’anni, e molti dei quali; nonostante i tempi biblici; non sono mai stati terminati o terminati solo parzialmente, vittime della pochezza e della volatilità di amministrazioni che nel loro sussegirsi nel tempo vedevano l’affare più nel cantiere perenne, che nel completamento delle opere.
Ora, che Terra Nostra abbia preso un granchio o che si sia lanciata in un’operazione in malafede è poco importante vista la marginalità del sito foggiano, molto più interessante è che da un lato la notizia sia stata diffusa acriticamente come un lampo, nonostante la palese inverosimiglianza, tra una folla fin troppo abituata a non approfondire temi e notizie e fin troppo abituata a rilanciare e diffonderle in rete senza verificarle, ancora di più se eclatanti. Dall’altro lato c’è l’evidenza per la quale, nonostante la notizia abbia sicuramente raggiunto un numero notevole di giornalisti, molti dei quali "di sinistra", nessuno di questi abbia trovato il tempo o la voglia di smentire una bufala tanto evidente e clamorosa.
Un’evidenza che la dice lunga su quanto si presenti in salita la candidatura di Vendola alla Presidenza del Consiglio e sul fatto che, se le cose non cambieranno e se non riuscirà a raccogliere l’accordo dei maggiorenti della sinistra, non può contare nemmeno sul sostegno di quella stampa che dovrebbe guardare con maggior favore alla sua candidatura.
La notizia la conoscete tutti, in un bar ad Hannover in Germania, per futili motivi (su quante coppe avesse vinto la Germania e quante l’Italia) due italiani vengono uccisi da un tedesco.
Bene proseguiamo, in Italia una Radio che si chiama Radio Padania, su questa vicenda, ancora una volta ha dato una interpretazione diversa della vita, così come ha fatto recentemente, per quei ragazzi morti in missione in Afghanistan, che essendo meridionali, non meritavano quelle attenzioni e i funerali di stato.
La morte ha sempre generato rispetto e pietà, è un momento di incontro di quel percorso comune, in cui ci incontreremo tutti, anche nei campi di battaglia si rispettava il nemico, ma, e dico ma, in questo caso si è avuta un po’ di pietà, non per i due ragazzi italiani morti, ma per l’esaltato tedesco che li ha uccisi.
Il solito conduttore della radio, comincia con i suoi ’buona padania libera’ rivolti agli ascoltatori, ricambiato con il solito affetto, a un certo punto arriva una telefonata da un ascoltatore che solidarizza con il tedesco dicendo ”Poverino, vittima dei terroni- riferendosi al tedesco (...) senza la protezione di un forte presidio identitario questi criminali ’ndranghetisti ti spazzano via: quel poveraccio di Hannover probabilmente si è sentito in pericolo e si è difeso come poteva, quindi non è da rimproverare, noi li conosciamo bene i sudisti. Mi spiace solo che ne pagherà le conseguenze”.
Ora dopo questa affermazione farneticante, tra l’altro qualcuno dei partecipanti ha deciso che i due italiani erano calabresi, mentre un ragazzo aveva origini sarde, l’altro origini siciliane, ma i meridionali sono come gli orientali oggi sono tutti calabresi, domani pugliesi e dopodomani sono tutti siciliani.
Avendo deciso qualcuno che questi calabresi sono un cancro per la civile padania, arrivano altre telefonate. Un ascoltatore di origine piemontese inizia a scagliarsi contro i calabresi immigrati nel Monferrato dicendo queste parole: "Quando i calabresi qui a Carmagnola portano il loro santo in spalle è qualcosa di terribile (...) questi qui non hanno perso la loro identità di popolo ed è scandaloso”.
Il buon conduttore, quando ascolta i bravi padani sghignazza e partecipa con amore a queste trasmissioni, lui ricorda sempre che i meridionali sono dei parassiti, escluso quelli che si sono convertiti alla lega. Questo si chiama razzismo, e sono anche degli episodi gravi di razzismo: si istiga la gente alla violenza ,e come giustamente dice Daniele Sensi, nella storia recente ci sono guerre nate dal nulla - vedesi ex Jugoslavia e Ruanda, dove tutto iniziò con le trasmissioni di Radio mille colline, che incitava all’odio razziale verso i Tutsi e verso gli Hutu moderati.
L’esperienza ha un senso quando non si ripetono gli errori del passato.
Beaten to the punchAfter five years of deployments, HSDPA is a mature technology in Europe. Urban and suburban areas of most countries are saturated with coverage. Networks deliver theoretical peak download throughput of 3.6 megabits per second (Mbps), even when the device is mobile. Many users are deciding they don’t need anything more. Mohr-McClune guesstimates the percentage of the Western European population left uncovered by 3G at 10%. “And as you go north, penetration gets better and better. There’s just not much of a business case for WiMAX.” Meanwhile, WiMAX lacks standardization, device compatibility, and “increasingly, a clear roadmap,” she contends. While it has a theoretical head start over cellular technologies in wireless broadband, the cellular technologies are catching up. “Why would [cellular providers] go with a whole new technology when their legacy technology is continuing to evolve, and getting very fast? The faster cellular networks get, the less incentive there is for them to go with a different technology.” This may be an excessively mobile-centric perspective, though. Howard Wilcox, a senior analyst at UK-based Juniper Research, doesn’t see WiMAX competing head to head with 3G—or at least not yet. “I think if you talk to a selection of WiMAX and 3G operators, they would say that they are not competing with each other, that they view it as more complementary than competitive,” Wilcox says. “I think it’s horses for courses.” In other words, what’s suitable for some isn’t necessarily suitable for all. WiMAX, he suggests, could still find a market among users, even in urban centers, who need higher-speed connectivity while mobile than they can get from 3G—architects who need to transmit large blueprint files, for example.
Staying putFor now, though, WiMAX competes primarily in the fixed wireless access space, with some providers offering nomadic service—the same modem you use to get access at the office or at home, also gives you access anywhere else within the provider’s coverage area. Even there, WiMAX does not have an easy time. In most markets, DSL providers can and do compete hard on price and service levels, notes analyst Cintia Garza, team leader of the WiMAXCounts program at Maravedis Inc., a research firm focused on WiMAX. In France, for example, DSL providers offer triple-play packages that include Internet access starting at €30 a month, while WiMAX providers offer relatively low-speed connectivity (1 to 2 Mbps) for a higher price, €55. So WiMAX, to this point, has been confined mainly to supplementing wireline service to reach rural and other underserved areas. “It’s very much a niche proposition in this region,” Mohr-McClune says. This is reflected in roll-out strategies of some of the major players in the region. Telenor in Norway, for example, which announced its WiMAX-based (16d) service in late 2007, plans to deploy first in cottage country along the Trøndelag coast. It will use wireless primarily in areas where it cannot provide ADSL service. DBD Deutsche Breitband Dienste GmbH in Germany is also explicitly targeting underserved areas. There are exceptions. Worldmax in the Netherlands launched its Aerea service as a city-wide hot zone in Amsterdam. Other major players in the region include Iberbanda and Banda Ancha in Spain, Clearwire in Belgium and Spain and Danske Telecom in Denmark. Most are targeting underserved areas.
Counting headsIt’s not clear how many live commercial WiMAX deployments there are in the region. WiMAX Counts says more than 80 providers are active across Europe (including the UK, Ireland, and Eastern Europe), of which an estimated 70% are in Western Europe. Information at the WiMAX Forum site suggests a smaller number are actually offering commercial services. Certainly the number of commercial providers is far fewer than the number of licensees. Indeed, in some jurisdictions—France, for one—regulators are investigating apparent breaches of contract by licensees who have not launched service according to schedule and may be subject to fines or revocation of their licenses. According to Maravedis, the current aggregate number of WiMAX subscribers, again for all Europe, is about 550,000, with an estimated 85% concentrated in Western Europe. The subscriber base is growing at about 20% per quarter, Garza says. Juniper last year predicted the subscriber base in Europe would reach about three million by 2013—but those numbers are under review, Wilcox hastens to point out. The majority of deployments, such as Telenor’s, use older 802.16d WiMAX technology, which can only deliver fixed and nomadic service. A smaller number, like Worldmax’s Aerea, use newer 802.16e technology. It’s capable of delivering mobile service, but not over 3.5 GHz spectrum, which lacks optimal propagation characteristics. Linkem S.p.A, an Italian company that started out offering hotspot services, but has begun a national roll-out of 802.16e technology, does bundle Internet access with VoIP service over the same connection. Linkem so far offers service only in some parts of Lombardy in the north and Puglia in the southeast. Linkem’s value proposition is similar to Xohm’s in the U.S [aka Clear]. It promises peak download throughput of 7 Mbps, and upload of 1 Mbps, both significantly faster than 3G can offer. Basic all-you-can-eat Internet service is €20 a month. For €30, Linkem throws in unlimited VoIP calling to landline numbers anywhere in the country, and for €45, adds 300 monthly minutes of calling to mobile phones. (As in most of Europe, Italian mobile users receive calls at no cost—the caller is charged.)But this is not mobile telephony or even true mobile broadband. Linkem offers modems for desktop and laptop computers and makes no claims about viability of connections when the device is mobile.
Spectrum choicesExcept in parts of Scandinavia, where there is some 2.5GHz spectrum in use, WiMAX in Europe is primarily in the 3.5GHz band. Licensed providers using 16e say they will offer mobile service, but that may depend on their acquiring spectrum in the 2.6GHz band in future. And therein lies one of the other challenges for WiMAX providers. Although Norway and Sweden jumped the gun by allocating 2.6GHz spectrum in 2007 and 2008 respectively, other Western European countries have yet to assign spectrum in this crucial band, and some have delayed announced auctions. Austria, France, Germany, and the Netherlands are all expected to allocate 2.6 GHz spectrum in 2009. According to Maravedis, Italy, Portugal, and Spain are also preparing for auctions in 2009 or 2010. As Wilcox notes, though, there is no guarantee that WiMAX providers will get any of it. The allocation process is technology agnostic. And the delays and uncertainty put WiMAX providers in a dilemma. “On the one hand, they don’t want to wait too long to deploy their networks in their current 3.5Ghz spectrum,” Garza says. “On the other, they don’t want to invest huge amounts of money in building an infrastructure and deploying a technology that is likely to change in two years.” WiMAX providers faces other obstacles as well, she says. There is no ecosystem (of devices and ancillary service providers). Most available devices work in the 2.5GHz band, while providers are operating in 3.5GHz. And there is no true interoperability. And to top off the bad news, a global recession hits. It will almost certainly slow WiMAX providers down, analysts say. Since WiMAX is, as Wilcox notes, primarily of interest to new operators, and since they tend to be smaller start-ups, the dearth of capital for investing in uncertain new ventures will likely have a major impact. “They could be struggling a little if they can’t raise that capital,” Wilcox says. “So the current climate could be a bit bearish for WiMAX.” And that may end up being one colossal understatement—at least as it applies to Western Europe. In other parts of the world, as we’ll see next month, it’s a different story.
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