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domenica 5 giugno 2011

REFERENDUM . . . Vai a votare

Il 12 e il 13 giugno si vota per il referendum. Sono quattro i quesiti sottoposti ai circa 50 milioni di italiani chiamati alle urne: due riguardano la gestione dell'acqua, gli altri il nucleare ed il legittimo impedimento. Si tratta di referendum abrogativi, che chiedono cioè di eliminare norme attualmente in vigore. Questo significa che i cambiamenti ci sarebbero solo con la vittoria del "". In pratica chi è contrario a queste norme e vuole eliminarele deve votare SI. Nel caso, infatti, di vittoria del "No" o nell'ipotesi di mancato raggiungimento del quorum di validità del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, resterebbe tutto com'è.
I seggi resteranno aperti domenica 12 giugno dalle ore 8:00 alle 22:00 e lunedì 13 giugno, dalle ore 7:00 alle 15:00. Questo significa che potete andare a votare tranquillamente la domenica prima di andare al "mare" o quando siete rientrati, dopo che vi siete preparati, quando state uscendo per un happy hour. Oppure il lunedì prima di andare al lavoro/scuola.
Il tempo c'è!


Quesito 1 - Scheda di colore ROSSO: il primo quesito chiede di abrogare la legge che privatizza la gestione dell'acqua affidandola a imprenditori, a enti privati o a società miste pubblico/private. Risposta SI: Viene cancellata la legge che stabilisce che la gestione dei servizi idrici è affidata a privati o a società miste.

Quesito 2 - Scheda di colore GIALLO: il secondo quesito chiede agli elettori di pronunciarsi sull'abrogazione parziale della norma che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Risposta SI: Viene cancellata la legge che permette di remunerare la vendita dell'acqua. Le aziende possono farsi pagare solo le spese di manutenzione degli impianti.

Quesito 3 - Scheda di colore GRIGIO: si chiede di abrogare la norma che prevede la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". Risposta SI: vengono cancellate le norme che autorizzano la costruzione di impianti per l'energia nucleare.

Quesito 4 - Sheda di colore VERDE CHIARO: con la quarta e ultima scheda, si chiede di abrogare la norma che consente al presidente del Consiglio o a un ministro per la durata del mandato di non presentarsi in Aula in sede di processo penale invocando il legittimo impedimento. Risposta SI: il legittimo impedimento viene cancellato ristabilendo il principio di uguaglanza che la "legge è uguale per tutti".

martedì 31 maggio 2011

4 SI . . . per dire un NO

Oggi, come ieri, giorno di grande giubilo, ma non starò qua a dirvi il perchè. Chi come me si e fatto delle grosse grasse risate sa a cosa mi riferisco!

:-)

Ma da oggi dobbiamo impegnarci tutti su qualche cosa che sta a cuore tutti noi. Dobbiamo essere virali, contagiosi, cercare di allargare il più possibile il consenso che già c'è. A cosa mi riferisco?
Ai REFERENDUM!!!
Vi dico solo che dovete votare su tutte le schede SI

Perchè con il nucleare non si scherza.
Perchè l'acqua è un bene di tutti, e poche persone non possono lucrarci sopra.
Perchè la legge è uguale per tutti.


Mi raccomando, conto su tutti voi!

giovedì 3 marzo 2011

Parcheggi Blu illegali - Multe da contestare - Parte 2

La settimana scorsa le Iene avevano mandato in onda un servizio sulla regolarità o meno dei parcheggi a pagamento.
Apriti cielo. E' successo di tutto in questa settimana. Blog su blog (pure io, ricordate?) a riportare questa notizia, chi solo come mera cronaca, chi invece con un piccolo approfondimento (come spero di aver fatto io) riportando sentenze, precedenti ecc.
Video su Youtube da tutta Italia, con interviste ad avvocati, sindaci, istruttori di scula guida, e chi più ne ha più ne metta. Nei commenti tutti dicevano la loro, chi con cognizione di causa, chi solo per non stare fuori dal dibattito e dicendo cose con poco senso. I link ad altri siti si susseguivano a velocità disarmante come è succeso nel mio blog. Riporto qui due link, che erano nei miei commenti, che trovo possano essere interessanti
                               Link 1                                                 Link 2
Dopo lo sconquassamento mediatico-virtuale, onestamente mi aspettavo che ieri, giornata in cui le Iene andavano in onda, arrivasse una risposta. E così è stato.  
Qui il video originale.
In poche parole risponde ai dubbi che la rete ha sollevato e dice esattemente quello che il secondo Anonimo nei miei commenti aveva scritto (vi consiglio di andarvelo a leggere). In più alla fine dice chiaro è tondo, che non essendo ben chiara la situazione, ognuno si regolasse come vuole.
Vi consiglio di guardare il filmato per schiarirvi le idee.


giovedì 24 febbraio 2011

Parcheggi Blu illegali - Multe da contestare

Avete presente quel fastidioso balzello che bisogna pagare, o con i "grattini" o attraverso le apposite macchinette, quando vogliamo parcheggiare la nostra macchina nei parcheggi delimitati dalle famigerate strisce blu?
Sono sicuro che sapete di cosa sto parlando, perchè ormai non solo le grandi città, ma anche i piccoli comuni, per far cassa, hanno ridipinto le strisce tutte di blu.
E avete presente gli ausiliari, vigili, ecc... che camminano per le strade alla ricerca di qualche sbadato o di chi ha finito il tempo, per appioppargli un bel multone?
Bene, state attenti a dove parcheggiate perchè la maggioranza di quei parcheggi sono illegali, e quindi di conseguenza si può contestare la multa.
Volete sapere il perchè? Perchè lo dice la legge!
Il Codice della Strada (art. 7, comma VIII) prevede espressamente che le aree destinate al parcheggio devono essere ubicate fuori della carreggiata. Lo stesso Codice della Strada prevede (art. 3, comma I, n. 7) che per carreggiata debba intendersi la "parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli; essa è composta da una o più corsie di marcia ed, in genere, è pavimentata e delimitata da strisce di margine".
Infine, è opportuno richiamare l'art. 7, comma VIII, del Codice della Strada, secondo cui, sia quando il Comune assuma l'esercizio diretto del parcheggio o affidi il servizio a terzi o installi dispositivi per il controllo automatico della durata della sosta, in ogni caso, è  sempre necessario che nelle immediate vicinanze, sia riservata una adeguata area destinata a parcheggio libero, non soggetto a pagamento (fatta eccezione per le area pedonali,  per le zone a traffico limitato per le altre zone di particolare rilevanza urbanistica, opportunamente individuate e delimitate dalla giunta).  
Le aree a pagamento, quelle delimitate dalle famose strisce blu, sono, infatti, (quasi) sempre poste lungo le carreggiate, con buona pace del Codice della Strada e dei cittadini che pagano le multe. Forse vi sembrerà poco credibile, ma è così: tutte le volte che pagate il parcheggio in un'area delimitata da strisce blu poste lungo la carreggiata, pagate un obolo che non vi sarebbe dovuto.
Ma attenzione, non è una mia idea malsana. Il Giudice di Pace di Roma ha, infatti annullato una multa per questo motivo (leggi la sentenza).
In più, visto che ormai ci sto, vi do' un'altra dritta. Come ho detto prima, l'art. 7, comma VIII,  prevede che nelle immediate vicinanze di aree a pagamento, ve ne debbano essere altre a parcheggio libero e gratuito. Inutile dire che anche questa previsione è puntualmente disattesa dalle amministrazioni. Dimostrare il contrario sarà in questo caso onere dell'amministrazione. Anche in questo caso c'è un bel precedente: la Sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite n. 116/2007 del 9.01.2007.

La questione è stata sollevata anche dalle Iene. Guardatevi questo filmato.
Ecco il link del video originale

N.B. Prima di procedere con qualsiasi cosa, informatevi per benino e non prendete per oro colato quanto letto, perchè le cose possono sempre cambiare. Io non mi assumo nessuna responsabilità

P.S. Questa è una notizia importante, fatela girare il più possibile, condividetela su facebook o twitter, insomma più sanno meglio è.

giovedì 2 dicembre 2010

Difendiamoci dagli Autovelox selvaggi

Comuni che installano anche 7 autovelox in due km, cartelli con la scritta “controllo elettronico della velocità” seminati a manciate anche se la macchinetta non c’è, semafori mutilati delle telecamere col cartello “rilievo fotografico del passaggio col rosso”, autostrade col portale “tutor in funzione” e tu non sai se è l’inizio o la fine del controllo di velocità.L’Italia è ormai in perenne, assurdo e incomprensibile conflitto fra chi fa le multe e chi le subisce. Troppi amministratori non rispettano le regole e approfittano della confusione, ma tanti automobilisti vogliono rispettare le leggi e ci chiedono di fare luce su ciò che è lecito e ciò che è “abuso di potere”. Dove e come si possono effettuare i controlli di velocità?
Strade comunali
Chiariamo che sono comunali le strade comprese all’interno dei cartelli che segnalano l’inizio e la fine di un Comune. Al loro interno non si possono istallare autovelox fissi o senza la presenza di un agente e senza contestare immediatamente la violazione. Quindi si possono usare strumenti di controllo senza limite e senza alcuna autorizzazione prefettizia, ma solo con la presenza di agenti e fermando sempre l’automobilista. La postazione va segnalata anche nell’ambito urbano con carlelli ben visibili sistemati ad almeno 80 metri prima del controllo. L’autovelox non può essere montato a bordo di vetture private e, quando lo è su vetture di servizio, queste devono tener accese le luci blu. La legge vuole che la postazione di controllo sia ben visibile e non nascosta.
Le grandi metropoli possono istallare postazioni fisse, senza la presenza di agenti e senza fermare l’automobilista, solo su tangenziali e strade di grande scorrimento, previa autorizzazione prefettizia.
Per riassumere, tutti i Comuni che hanno istallato nel loro ambito: cassonetti, chioschi e pali con macchinette fotografiche (postazioni fisse) devono spegnerli perché illegali. Non solo, ma devono anche rimuovere i cartelli che ne segnalano la presenza. I verbali che notificano infrazioni rilevate con tali strumenti sono illegittimi e vanno contestati di fronte al Giudice di pace o al prefetto.
Strade provinciali e regionali
Sono tutte quelle esterne ai Comuni e che non abbiano le caratteristiche di superstrade o autostrade. Qui i Comuni possono chiedere ai prefetti di adottare postazioni fisse e senza la presenza di agenti. Tuttavia la loro autorizzazione è subordinata a certi requisiti, che sono: pericolosità della strada, elevata incidentalità, impossibilità di adottare altre misure più efficaci. La postazione deve essere segnalata a destra e a sinistra della carreggiata con cartelli regolamentari per dimensione, colori, caratteri e palo di sostegno (quindi sono irregolari quelli poggiati per terra). Tali cartelli devono trovarsi ad almeno 150 metri dalla postazione, e ripetuti in caso di incrocio. A sua volta, la postazione (sia essa fissa o mobile) deve essere piazzata ad almeno 1000 metri dal segnale stradale che riduce la velocità da 90 km/h al limite inferiore. La legge prevede correttamente che non si debbano azionare i freni per adeguarsi al nuovo limite (sarebbe illogico), ma che basti semplicemente togliere il gas per qualche centinaio di metri per scendere al nuovo limite.
Queste norme valgono anche per le postazioni mobili che polizia stradale e carabinieri possono sempre utilizzare sulle strade provinciali senza alcuna autorizzazione prefettizia. Per quanto riguarda le polizie municipali, costatiamo che le pattuglie inviate a nascondere trappole sulle provinciali sono quasi scomparse da quando il Codice stabilisce che i proventi di tali sanzioni siano spartiti in parti uguali con le province. Evidentemente, ai Comuni non piace fare cassa per conto terzi.

Consiglio popolare: quando viaggiate e vi imbattete in un controllo di velocità, esaminate bene se rispetta le regole ( forma dei cartelli, posizione, distanza, luci blu). E se non sono regolari fotografateli e mostrateli su Internet. Purtroppo, quando si riceve il verbale, in genere non si è più in tempo per documentare l’abuso, specie se si trattava di una postazione mobile.

Fonte: Auto.it

giovedì 17 giugno 2010

Che mondo sarebbe senza Nutella?


La Nutella potrebbe finire fuori legge.
L'allarme è stato lanciato ieri dal vicepresidente del gruppo Ferrero, Francesco Paolo Fulci, dopo il voto del Parlamento Europeo con il quale verrebbe lasciata all'Europa la possibilita' di decidere se un prodotto puo' essere pubblicizzato.

Una decisione di questo genere rischia di mettere fuori legge la Nutella e la stragrande maggioranza dei prodotti dolciari, mettendo in ginocchio l'intera industria, piccola, media e grande. La Commissione Europea sta definendo un profilo nutrizionale generale per la grande maggioranza degli alimenti secondo cui per ogni 100 grammi di prodotto, non ci possono essere più di 10 grammi di zucchero, quattro grammi di grassi saturi e due milligrammi di sale.
Ma il vicepresidente del gruppo Ferrero, Fulci sbotta dicendo che non esistono prodotto dolciari con meno di 10 grammi di zucchero ogni 100 grammi di prodotto.
A questo profilo generale Bruxelles ha fatto una serie di eccezioni per frutta, pesce, miele, chewingum, biscotti e pastiglie per la tosse, dove è accettata una presenza maggiore di zucchero, sali o grassi.
Naturalmete la posta in gioco è alta in quanto se queste soglie dovessero essere introdotte non sarebbe più possibile pubblicizzare con dichiarazioni sulla salute o sulle sostanza nutritive, numerosi prodotti della grande tradizione alimentare europea: la Nutella, ma anche il tradizionale pane nero tedesco che supera la soglia consentita di sale.
Il testo passa ora all'esame del Consiglio dei ministri dell'Ue e dovrà poi tornare al Parlamento europeo per una seconda lettura e un nuovo voto.

E ora ditemi, se non ci fosse più la Nutella non ci potrebbero più essere scene mitiche come questa


E poi . . .
Che mondo sarebbe senza Nutella

giovedì 13 maggio 2010

No al bavaglio alla rete

Non ho molto tempo per scrivere un post ben fatto su questo argomento. L'unica cosa che posso fare è rimandarvi ad un mio post dell'anno scorso (per capire un po' la cronostoria, e per capire dove stiamo andando a finire), e in più farvi leggere questo breve articolo di ARTURO DI CORINTO preso da "La Repubblica", e chiedervi di non dormire, ma di svegliarvi, lottare e manifestare il proprio dissenso contro chi ci vuole muti.


di ARTURO DI CORINTO:
E così siamo arrivati alla museruola per blog e affini. Dopo le proposte legislative volte a impedire la denuncia del racket in maniera anonima sui blog antimafia, dopo quella di trasformare i provider in sceriffi di Internet contro il peer to peer sapendo che la crisi della musica non dipende da quello, dopo le proposte di cancellare il passato scottante che riemerge grazie ai motori di ricerca, invocando per politici e imprenditori il diritto all'oblio, dopo l'intervento sull'inasprimento delle sanzioni per la diffamazione a mezzo Internet, il governo vuole una nuova legge anti-Internet.

Nel Ddl intercettazioni in discussione in questi giorni presso la Commissione Giustizia al Senato c'è in infatti una norma che è passata sotto silenzio a causa dell'enormità di tutte le altre - forti limitazioni e sanzioni all'uso delle intercettazioni per la stampa - ed è l'articolo 28 del disegno di legge 1611 che, ripescato dalla legge sulla stampa dell'8 febbraio del 1948, la aggiorna e la applica anche all'informazione amatoriale su Internet. Che cosa dice questa norma? Che "Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". E aggiunge con una serie di specifiche in legalese che i contravventori alla norma saranno punti con una multa salatissima.

Puoi firmare la petizione sul sito nobavaglio.it.

O metterci anche la faccia sulla pagina di Facebook

Molti blogger si sono allarmati per questo articolo e l'hanno fatto sapere manifestando in piazza Navona a Roma il luglio scorso, e ad ottobre con la Fnsi, perché è in gioco la possibilità stessa di fare informazione e comunicazione per il puro piacere di farlo. Ed è in gioco quel stesso pluralismo informativo cui il web 2.0 oggi fortemente contribuisce. Ovviamente la norma non riguarderebbe solo i blog, visto che i termini "siti informatici, telematica e informatica" usati nel dispositivo sono tanto generali da comprendere ogni forma di espressione digitale.


E perché si sono preoccupati? Forse per gli aspetti materiali? Certo. Senza rettifica entro le 48 ore si è passibili di una multa fino a 12.500 euro. E la rettifica è possibile, e facilmente, per il blogger che gestisce in proprio la piattaforma: ma se le 48 ore cadono nel weekend? Se si trova sulla vetta dell''Himalaya, se il provider risulta inaccessibile, se si è ammalati? Gli scenari sono due: o il blogger, gestore di un sito, non pubblica più la notizia che non ha verificato e chiude il sito e la possibilità di animarlo e commentarlo, oppure no, a dispetto del rischio di denuncia perché la notizia è importante e così pure la possibilità per tutti di commentarla, integrarla, approfondirla. Ma se il gestore di un blog o di una piattaforma di open publishing non ha le risorse per pagare la multa e per difendersi a lungo in tribunale, pubblicherà la notizia e lascerà il so blog aperto ai commenti?

Il problema qui non è del singolo "blogger di provincia", uno dei quarantamila attivi in Italia, ma di siti come Wikipedia che sono diventati una fonte alternativa e preziosa d'informazione soprattutto per notizie d'archivio e che come il caso Angelucci (che ha querelato i responsabili) ha dimostrato, sono quelli più a rischio per questo comma.

Il meccanismo che si vuole attivare con questa norma è lo stesso che regola le controversie sui brevetti: anche chi sa di avere ragione, rinuncia ad affermare il proprio diritto e talvolta si accorda fuori della aule di tribunale se può, perché sa che si trova in uno stato di inferiorità rispetto a chi può pagare gli avvocati migliori.
Il carattere intimidatorio dell'articolo è evidente. Ma la dimensione più importante di questa norma, è di carattere simbolico e culturale: in definitiva si sta dicendo di voler equiparare un blogger a un giornalista professionista, un sito a una testata registrata, senza però dargli le garanzie di legge e i finanziamenti pubblici che molti giornali e testate hanno. D'ora in avanti chiunque avrà timore di pubblicare un'informazione se non verificata e non dimostrabile nell'immediato, su un camorrista, un politico colluso, una violenza subita. Il vox populi scomparirà e con esso ciascun Pasquino di buona volontà. E' cosi che si scivola verso il conformismo e l'autocensura.

In un paese dove a causa dell'anomalia di un capo del governo che è anche il maggiore editore del paese, sono spesso i comici a spiegare le leggi contorte del governo, i semplici cittadini a difendere la Costituzione, i siti indipendenti a denunciare le illegalità, non ci possiamo proprio permettere di perdere la voce dei senza voce.



FONTE: La Repubblica

mercoledì 24 marzo 2010

Questo Governo è una farsa senza precedenti….

A dirlo non sono i comunisti.

A dirlo non è Di Pietro.

A dirlo non è il Popolo Viola.


A dirlo non è Luciana Litizzetto in una sua gag e nemmeno qualche altro comico notoriamente comunista….

La frase è contenuta in un comunicato del Sindacato Di Polizia (Coisp) al Governo sui numeri della manifestazione di Roma.

Ecco un brano del DURISSIMO comunicato:

Un Governo che sfila contro un altro potere dello Stato (visto che ieri a Roma abbiamo sentito solo slogan contro la Magistratura che è un potere dello Stato) e che smentisce i propri organismi (visto che stamattina gli organizzatori della manifestazione di Roma contestano i dati della Questura che, se qualcuno se lo fosse dimenticato, è composta da uomini della Polizia che si chiama di Stato…).
Questo è il paradosso kafkiano, il festival dell’assurdo che sta vivendo in questo momento l’Italia, probabilmente senza neanche accorgersi della gravità di quanto accade. Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il sindacato Indipendente di Polizia – attacca duramente le osservazioni dei rappresentanti del Governo e lo stesso Premier che “nel tentativo di accreditare un altro suo fallimento – dice Franco Maccari – fa pronunciare ai suoi uomini parole dai contenuti pericolosissimi.

Cosa spera di ottenere se Gasparri parla di un Questore in coma etilico e Cicchitto definisce la Polizia deviata?

Glielo diciamo noi cosa otterrà – dice ancora Maccari – un violento scontro sociale senza precedenti in cui i mandanti, questa volta in maniera palese, (in altri tempi lo furono in maniera oscura), saranno proprio i rappresentanti del Governo che dovrebbero tutelare la società e non darla in pasto ai beceri istinti di chi, nel nome di un’impunità che sente arrivare dall’alto, si sentirà autorizzato a sbeffeggiare il lavoro di tutti quei Poliziotti impegnati nella tutela della sicurezza e della legalità”.


Per scaricare e leggere interamente il comunicato, cliccate a questo link o direttamente a quest'altro link

FONTE: Franca - La conoscenza rende liberi

giovedì 11 giugno 2009

Italian Defender

Blog, social network, forum, stampa estera: sul web il dissenso verso Silvio Berlusconi raggiunge nuove vette, vette mai toccate.
E naturalmete il videogame con il premier come protagonista non si è fatto attendere. Si chiama Italian Defender ed è un semplice e pungente flash game in cui il Presidente del Consiglio deve difendere il paese dalle false notizie diffuse dalla stampa internazionale. In pratica, per accumulare punti bisogna intercettare le copie dei vari Wall Street Journal, El Paìs, Le Monde, Times e "compagni" dirette verso il Belpaese, pena una massiccia occupazione comunista.
La frequenza degli attacchi del "complotto della stampa" cresce esponenzialmente: nonostante gli sforzi del "difensore", dopo qualche istante il finale esilarante è inevitabile.

Per giocare clicca <qui>



:-|

lunedì 11 maggio 2009

Partly free - parzialmente libero -

Diversi giorni fa è uscita la speciale classifica sulla libertà d'espressione. L'Italia, che già l' anno scorso era ferma alla posizione 74, si ritrova adesso ancora più giù. Il verdetto arriva dall' ultimo rapporto di "Freedom House", centro studi statunitense. La nostra attuale collocazione? Siamo settantottesimi (78), quattro posti più in giù dell' anno scorso, superati da decine di altre nazioni (tra cui molte dell' ex blocco comunista), dalla Namibia e dallo Botswana, e ormai a pari merito con la Mongolia o la Bulgaria. E in più ci hanno declassati per la prima volta da Paese "libero" (free) a "parzialmente libero" (partly free). Siamo l'unico caso nell' Europa occidentale.

Guardate che tristezza questa mappa. Siamo l'unico paese "occidentale" ad essere di colore giallo. Una tristezza ! ! !
Se questo non vi lascia scioccati, bhè allora ecco spiegato perchè stiamo così inguaiati, e ponetevi delle domande ! ! !
Ma come può essere successo? Si potrebbe chidere qualcuno un po' "stranito" (io un paio di spegazioni le avrei). Forse perchè succedono ancora cose come questa? Abbiate pazienza e ascoltate tutto.



O forse (sarebbe meglio dire anche al posto di forse) perchè si millanta sempre, soltato e comunque, che una certa informazione spari a zero cattiverie verso una sola persona per farle del male? Mi riferisco naturalmente a "papi" che dice che tutto l'ambaradan delle candidate-veline sia stata opera della suddetta informazione. Invece i fatti sono altri, ma la gente non lo sa ! ! ! Naturalmente è tutto documentabile sfogliando i quotidiani di quei fatidici giorni. Bhè insomma ascoltate pure qua (sempre che non lo abbiate già fatto).



Partly free

giovedì 12 marzo 2009

Censura Internet?

Allora partiamo da zero. E abbiate la pazienza di leggere perche è importante!
Purtroppo le numerose critiche mosse contro l’articolo 50bis del disegno di legge 733 sono state ignorate dai nostri cari parlamentari. Il 50bis, o più conosciuto come legge D'Alia, è il famoso articolo che prevede l’oscurazione di quei siti che si rendono "colpevoli" di pubblicare commenti che possono essere giudicati come apologia di reato o incitamento ad attività illecite. Si sprecano i commenti negativi per quello che a detta di tutti è un chiaro tentativo di censura della rete che è, per ora, l’unico luogo libero da influenze politiche ed economiche. Oltre al senatore D’Alia, troviamo anche l’onorevole Gabriella Carlucci all’attacco della rete. Con il disegno di legge 2195 la Carlucci vorrebbe eliminare la piaga della pedofilia e delle molestie a sfondo sessuale perpetrate in rete. Il come vuole farlo è abbastanza bizzarro. . .
In pratica l’onorevole Carlucci vorrebbe abolire l’anonimato in rete, e rendere obbligatorio l’uso del proprio nome (niente nickname) nei forum o su siti tipo Facebook. Per maggiori informazioni su questa proposta di legge cliccate <qui>
L'altro giorno, per la precisione il 10 Marzo, la Cassazione con la sentenza n° 10535, ha operato un giro di vite nei confronti dei blog, dei forum on line e di tutti i nuovi mezzi di comunicazione del proprio pensiero sottolineando che sono off limits tutte quelle manifestazioni contrarie al buon costume. In questa sentenza in pratica si stabilisce che forum, blog, newsletter e newsgroup non sono assimilabili alla stampa e dunque non sono soggetti agli stessi obblighi e alle stesse tutele. Qualcuno parla di sentenza liberticida, qualcuno parla invece di buona notizia per gli utenti della rete, soprattutto alla luce della legge D'Alia e al disegno di legge Carlucci. La sentenza della Cassazione, destinata dunque a fare giurisprudenza, è la risposta a un ricorso presentato dall'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori) che contestava la legittimità del sequestro di alcune pagine del suo sito. Si trattava, in particolare, di alcuni messaggi pubblicati dai lettori del forum Dì la tua, ritenuti offensivi verso il comune sentimento religioso. Secondo l'Aduc, che anticipa un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo, la sentenza è liberticida, perché stabilisce libertà diverse tra giornalisti e normali cittadini. Tuttavia non sono in pochi a salutarla come buona notizia. L'esonero dei siti Internet e dei blog dagli obblighi della legge sulla stampa mette la parola fine su una serie infinita di querelle e tacita i timori dei blogger: non vi sarebbe infatti più alcun obbligo di registrazione al tribunale, né l'imposizione di avere un direttore responsabile, né, soprattutto, vi sarebbe l'obbligo di controllo sui commenti, del cui contenuto sarebbero responsabili solo i loro autori.
Adesso aspettiamo l'evolversi della situazione, per vedere come va a finire.
L'argomento è delicato, io non esprimo giudizi su tutto "l'ambaradan", anche se è chiaro che almeno con la legge D'Alia non sono d'accordo, però non ho ancora bene chiaro in tensta se la sentenza della Suprema Corte si effettivamnte un danno o un bene, e quindi ripeto non esprimo giudizi. Ho scritto questo post con la scopo di informare le persone che si collegano a questo blog, e dare loro la possibilità di informarsi meglio e di crearsi un'opinione.


INFO: Agoravox
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martedì 17 febbraio 2009

Stiamo inguaiati . . .

Sono senza parole.
Le cose vanno di male in peggio!
A cosa mi riferisco?
Lascio parlare i Simpson e capirete. La verità è servita su un piato d'argento . . . e c'è poco da stare allegri ! ! !



N.B. Non è assolutamente doppiato, ma è proprio così l'originale!

lunedì 22 dicembre 2008

lunedì 8 dicembre 2008

Marijuana d'archeologia

E' stato scoperto di recente in Cina, in una tomba di 2700 anni fa, nel deserto del Gobi, un chilo di marijuana ancora verde. Dopo la scoperta, sono stati effettuati dei test sui resti vegetali che hanno dimostrato che la pianta possedeva potenti proprietà allucinogene. Dopo questi test sono aumentati i dubbi che gli antichi la potessero usare per fare vestiti, cordami e oggetti di uso quotidiano.
A questo punto la domanda nasce spontanea. Per cosa la usavano?. . .

lunedì 3 novembre 2008

No regolamentazione Blog


Il Parlamento Europeo ha respinto la proposta di regolamentazione legale dei blog, che aveva suscitato critiche per via delle possibili azioni legali nei confronti dei navigatori nel caso in cui ai blog fosse stato accordato uno status giuridico. Il rapporto approvato dagli eurodeputati riconosce che gli spazi dei blogger sono "un contributo importante alla liberta di espressione".
Quindi tutti noi possessori di un blog, stiamo facendo solo del bene.
Capito???

lunedì 27 ottobre 2008

133 - Noi la crisi non la paghiamo

In questi giorni si parla tanto della legge 133/08 riguardante la scuola del Ministro Gelmini. Ma mi sono reso conto che non tutti sanno la portata distruttiva della legge. Vorrei analizzarla un po', quindi se avete pazienza fermatevi 5 minuti a leggere questo articolo.
La prima cosa che colpisce è il metodo utilizzato per presentare questa riforma: il decreto legge.
Il decreto legge è disciplinato dall’Art. 77 della Costituzione. Il decreto deve
essere presentato al Presidente della Repubblica, che fa un primo rilievo per verificare che non ci siano palesi violazioni costituzionali. Dopo la firma del Presidente, il giorno stesso viene presentato alle camere e diventa subito efficace. Il Parlamento deve quindi convertirlo in legge entro 60 giorni, altrimenti i suoi effetti decadono. Sempre all’Art.77 si definisce la possibilità di utilizzo di questo strumento legislativo "in casi straordinari di necessità e urgenza". Bhè è inutile dire che una riforma del genere non presenta le caratteristiche di urgenza e straordinarietà. L'altra cosa "strana" son o i tempi. Il decreto è stato presentato il 25/06/2008, la sua analisi da parte delle commissioni parlamentari è iniziata il 2/7/2008, ed è arrivato alla definitiva conversione in legge il 6 agosto, ovvero durante le vacanze estive, si capisce come il governo volesse deliberatamente tenere l’opinione pubblica all’oscuro di quanto stava facendo.

La legge taglia i fondi per la ricerca, che in Italia è meno dell'1% del Pil contro il 3 della media europea e del trattato di Lisbona. Riduce il numero dei ricercatori che da noi sono 3 ogni mille abitanti, contro l'obiettivo di 8. Non taglia le sedi universitarie, che in Italia sono 115, più di una per provincia, con decine di corsi frequentati da un solo studente. Soltanto Roma ha sedi decentrate a Civitavecchia, Rieti, Pomezia. Ma quelle sedi, si mormora, che rispondano a interessi clientelari.

Se vediamo più da vicino la legge scopriamo che questa ha 85 articoli, ma quelli che riguardano Università e Ricerca sono cinque (più i vari commi).

Art. 16 Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università: l’articolo 16 si divide in 14 commi. Nel primo di essi si stabilisce la facoltà, per le Università, di trasformarsi in fondazioni di diritto privato; questo può avvenire a seguito di una delibera, a maggioranza assoluta, del Senato accademico, e deve essere approvata con decreto dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle
Finanze.
Art. 17 Progetti di ricerca di eccellenza: questo articolo è diviso in 5 commi. Il primo di essi sopprime, a partire dal 1 luglio 2008, la Fondazione IRI, le cui dotazioni patrimoniali vengono destinate, dal comma 2, alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (l’IIT fu fortemente voluto dall’allora Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, che lo concepì come un polo di ricerca di eccellenza rivolto allo sviluppo tecnologico e al contenimento della cosiddetta fuga dei cervelli, aperto agli investimenti privati e inserito nelle logiche di mercato.n realtà, la finalità era quella di incrinare il modello della ricerca pubblica e autonoma, destinando ingenti finanziamenti ad una struttura mercatista e sottoposta alla direzione di personalità di nomina strettamente politica.)
Art. 64 Disposizioni in materia di organizzazione scolastica: La parte che più interessa il mondo universitario è contenuta nel comma 4-ter, nel quale si sospendono le procedure di accesso alle SSIS per l’anno accademico 2008=2009. Questo in pratica colpisce i laureati in alcune discipline particolarmente indirizzate verso il mondo dell’insegnamento scolastico.
Art. 66 Turn over: questo articolo è composto da 14 commi che trattano, in generale, della programmazione triennale del fabbisogno di personale di varie amministrazioni ed enti pubblici, prevedendo una serie di misure di razionalizzazione, termine particolarmente amato dal legislatore e che in questo caso si traduce in contenimento e riduzione delle assunzioni di personale, sia a tempo determinato (nuove assunzioni dovute a corrispondenti cessazioni) che indeterminato (stabilizzazioni dei lavoratori precari). I primi 12 non riguardano il mondo dell’Università e della ricerca, trattato invece negli ultimi 2. Il comma 13, infatti, stabilisce che per il triennio 2009-2011 le assunzioni e la stabilizzazione di personale a tempo indeterminato non deve superare il 20% delle unità cessate l’anno precedente. Per l’anno 2012 il tetto è del 50%16. Sempre nello stesso comma il Fondo per il Finanziamento Ordinario dell’Università è ridotto di 1441,5 milioni di euro nell’arco di 5 anni, in ragione del blocco del turn over. Il comma 14 riguarda le possibilità di assunzioni, nel triennio 2010-2012, per gli enti di ricerca, rimandando alla finanziaria del 2007, che stabiliva un tetto dell’80% sulla spesa per le assunzioni rispetto a quella dell’anno precedente, aggiungendo il vincolo che il numero delle assunzioni non può superare le unità cessate (pensionamenti e scadenze contrattuali) l’anno precedente.
Art. 69 Di fferimento di dodici mesi degli automatismi stipendiali: l’Università è toccata dai commi 5 e 6. Nel 5 si fornisce una valutazione dei risparmi sul settore universitario: 13,5 milioni di euro per il 2009, 27 milioni per il 2010 e 13,5 per il 2011. Il comma 6 garantisce invece, attraverso i soliti tagli, la copertura finanziaria per far fronte alla restituzione dei soldi dovuti alla fine del periodo di differimento.

Gli effetti sono deleteri. I tagli operati sul finanziamento pubblico del sistema universitario e della ricerca, renderanno la facoltà di trasformazione in fondazioni di diritto privato un obbligo di fatto, per molti atenei. Essi saranno costretti a questa scelta perché essa darà loro la possibilità di sopperire ai fondi pubblici mancanti aumentando la tassazione universitaria ben al di sopra del limite previsto attualmente per le Università pubbliche, pari al 20% del Fondo per il Finanziamento Ordinario.
Il blocco del turn over comporterà una rapida diminuzione del personale docente e ricercatore, che darà compimento al disegno del governo: lasciar morire la ricerca svolta all’interno delle Università pubbliche per finanziare soltanto quella portata avanti in pochi centri di cosiddetta eccellenza. Una ricerca, in realtà, completamente sottoposta al controllo politico, assoggettata alle logiche del mercato e del profitto, finalizzata ad un’innovazione tecnologica di corto respiro, senza la capacità di spingere oltre le frontiere della conoscenza umana. Ci avvicineremo pertanto al modello universitario americano, in una versione sicuramente peggiorativa. Negli Stati Uniti ci sono, infatti, una decina tra le migliori università del mondo per quanto riguarda l’offerta didattica e la capacità di ricerca. Tuttavia, esse sono finanziate, oltre che da rette annuali altissime e da cospicui finanziamenti pubblici, dagli stanziamenti che ricevono da parte dei privati. Infatti negli Stati Uniti, il paese più malato di capitalismo, l'università pubblica rimane ancora fortissima. Uno studente di Fisica può scegliere di pagare quattromila dollari a Berkeley o quarantamila a Stanford, ma la qualità è la stessa, alla fine si spartiscono lo stesso numero di premi Nobel.
Quindi per una volta dobbiamo unirci tutti e lottare per il nostro futuro, e per dare un futuro all'Italia.
Noi la crisi non la paghiamo!




Info: NO! alla 133
Info: Dossier 133
Info: La Repubblica

giovedì 16 ottobre 2008

mercoledì 4 giugno 2008

De Magistris, chiesta l'archiviazione

Non solo ha agito in maniera “assolutamente legittima e corretta”, ma è stato vittima di “pressioni e interferenze” relative ai risultati “ottenuti con le sue inchieste”. E’ un vero e proprio atto d’accusa contro i vertici della Procura di Catanzaro, la richiesta di archiviazione dei magistrati di Salerno, chiamati a indagare sull’operato di Luigi De Magistris.

La Procura della Repubblica di Salerno ha chiesto l’archiviazione nei confronti di Luigi de Magistris, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta avviata nei suoi confronti su denuncia di magistrati e altri soggetti coinvolti nell’inchiesta «Toghe lucane» di cui il pm in servizio nel capoluogo è titolare. La maxi-inchiesta condotta nei confronti del pm De Magistris dalla Procura salernitana, competente per reati a carico dei magistrati del distretto catanzarese, per i reati di calunnia, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio, che ha avuto ad oggetto le condotte del magistrato nelle inchieste «Poseidone», «Why not» e «Toghe lucane» è durata diversi mesi, è stata condotta dal Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno, e ne sono titolari il procuratore della Repubblica di Salerno Luigi Apicella ed il sostituto procuratore Gabriella Nuzzi, e si è conclusa con l’accertamento dell’infondatezza delle denunce e degli esposti presentati contro De Magistris. Nelle circa 1.000 pagine della richiesta di archiviazione, si parla infatti di «insussistenza di illegittimità sostanziali e/o procedurali penalmente rilevanti ovvero di condotte abusive addebitabili nell’esercizio delle funzioni giudiziarie del De Magistris», e si sottolineano, invece, «i risultati investigativi ottenuti, la natura e la cadenza degli interventi subiti a causa della intensità ed incisività delle sue indagini; il complesso materiale probatorio acquisito ha consentito di riscontrare la bontà della sua azione inquirente, nonchè di ricostruire la sequenza ed il contenuto degli atti procedimentali appurandone la correttezza formale e sostanziale».
«Il contesto giudiziario in cui si è trovato ad operare il pm Luigi De Magistris negli anni della sua permanenza a Catanzaro appare connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura». Lo afferma la Procura della Repubblica di Salerno, nel provvedimento con cui ha chiesto l’archiviazione nei confronti di De Magistris.I magistrati titolari dell’inchiesta evidenziano nel provvedimento di richiesta di archiviazione «la pressante attività di interferenza alle indagini posta in essere dai vertici della Procura della Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre più manifesta con il progressivo intensificarsi delle investigazioni da parte del pm De Magistris. Alle continue ingerenze sull’attività inquirente è risultata connessa, secondo una singolare cadenza cronologica - è scritto ancora nel provvedimento - la trasmissione di continue denunce e segnalazioni agli organi disciplinari ed alla Procura di Salerno».Nella richiesta di archiviazione si legge ancora che «dagli accertamenti investigativi condotti sono emersi fatti, situazioni concorrenti a delineare il difficile contesto ambientale nel quale De Magistris si è trovato a svolgere le funzioni inquirenti, i legami tra i vertici dell’Ufficio giudiziario di Catanzaro, difensori ed indagati, gli interessi sottostanti alle vicende oggetto dei procedimenti da lui trattati, le condotte di interferenza ed ostacolo al suo operato. Difficile contesto ambientale reiteratamente denunciato dal pm nelle sedi istituzionali». Secondo la Procura di Salerno, «le reiterate ed approfondite audizioni del dottore De Magistris, lo studio delle relazioni che, nel tempo, hanno accompagnato le sue attività investigative, l’esame delle numerose fonti dichiarative assunte e del materiale documentale acquisito a riscontro hanno consentito di ricostruire in punto di fatto il contesto storico-ambientale in cui egli ha operato negli anni della sua permanenza presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, l’oggetto delle sue indagini, le ragioni delle pressioni ed interferenze subite all’esterno e all’interno di un ambito giudiziario risultato fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura». I due magistrati di Salerno scrivono inoltre che «l’oggetto di indagini svolte da De Magistris, coinvolgenti pubblici amministratori, politici, imprenditori, professionisti, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, le tecniche investigative impiegate, i risultati derivati dagli atti di indagine esperiti hanno finito, nel tempo, per esporre il sostituto procuratore di Catanzaro ad una serie articolata di azioni ostative al suo operato. Tra queste si inseriscono le svariate denunce in sede penale e le segnalazioni disciplinari di soggetti indagati e/o difensori, alle quali sono seguite interpellanze, interrogazioni parlamentari, ispezioni ministeriali riguardanti le più rilevanti indagini condotte dal magistrato nei due periodi di permanenza a Catanzaro». Dopo quasi un anno di indagini, secondo la Procura di Salerno si è pervenuti «ad un quadro ampio e completo dell’attività inquirente svolta da De Magistris e dalla polizia giudiziaria che lo ha coadiuvato, del contesto ambientale in cui ha operato, delle pressioni ed interferenze subite a causa dell’oggetto delle sue inchieste, delle iniziative adottate per determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti». Con riferimento all’inchiesta «Toghe lucane», la Procura di Salerno esprime «un giudizio di esclusione della configurabilità, in punto di fatto e di diritto, dei delitti di calunnia e diffamazione da parte del pm De Magistris». Le indagini effettuate farebbero emergere, al contrario, «l’evidente infondatezza e strumentalità delle gravi denunce presentate contro i magistrati di Potenza Iannuzzi, Pavese e Montemurro, nonchè del pm di Catanzaro De Magistris, con l’obiettivo di minare in concreto l’attendibilità di fondamentali fonti dichiarative accusatorie, screditarne la credibilità personale e professionale, esautorare il pubblico ministero procedente dallo svolgimento di eventuale, ulteriore e più incisiva attività investigativa».

FONTE: Uguale Per Tutti

mercoledì 7 maggio 2008

Sigh sigh

Mi ero ripromesso di non parlare di politica sul blog, ma non ce la faccio. Chiedo scusa!
Solo che è passato quasi un mese dall'elezioni e sinceramente ancora non ho assorbito la "tranvata" che ho preso. Sto troppo male . . . sigh sigh!
Oggi Napolitano ha dato l'incarico a Berlusconi di fare il governo!
Volete sapere più o meno qual'è il mio stato d'animo? Spero che mi passi al più presto.
:-((((

Tratto dal film: A/R Andata + ritorno

Non ci resta che piangere


Sapete quanto ci costa l'aver fatto scappare, grazie a fantomatiche cordate italiane, Air France/KLM dalla trattativa per l'eventuale acquisizione della nostra "beneamata" compagnia di bandiera?
300.000.000 € (trecento milioni di euro) per un prestito ponte.
Quello che forse non sapete è da dove verranno presi questi soldi.
Verranno sottratti da un fondo pubblico creato per finanziare la ricerca (legge 46 del 1982).
Ricerca che da noi già non vede molti soldi, e adesso le sottraiamo anche fondi. E poi ci lamentiamo della fuga dei cervelli!

Ecco le reazioni. #1 & #2
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