Un primo caso è quello di Linz. Un modo di costruire già all'avanguardia vent'anni fa grazie a tecnologie innovative con edifici capaci di minimizzare i consumi energetici ed esaltare la vivibilità degli spazi puntando su illuminazione e circolazione naturale dell'aria. La "solar city" di Pichling è il top, si tratta del quartiere sostenibile di Linz, il cui progetto è iniziato nel 1992 e che ora è divenuto realtà.
Poi è la volta di Copenaghen che dal 1995 al 2005 ha ridotto del 20% le proprie emissioni di CO2 e intende ridurle di un altro 20% entro il 2015. Nella capitale danese non consumano annualmente più di 40 kwh per metro quadrato e i permessi per edificare sono subordinati a una verifica dei progetti su 14 punti che riguardano la sostenibilità: dal bilancio energetico all'uso dell'acqua.
Un'altra esperienza limite è Vienna, città caratterizzata da sostanziosi aiuti pubblici all'edilizia (597 milioni di euro all'anno) però a patto che si rispettino i criteri di sostenibilità, come per esempio il "carfree settlement": un progetto di edilizia popolare da 244 appartamenti sostenibilità, ma con soli 24 posti auto.
Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto club e di Qualenergia e presidente di Exalto, ha commentato:"Una concezione di urbanistica che è fondamentale se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti sul medio-lungo termine, come quello di ridurre le emissioni dell' 80% entro il 2050. E' una grande opportunità dal punto di vista sociale ed economico, oltre a essere un notevole motore per l'economia".
1 commento:
...interessante...
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